11 dicembre 2005

Pierina S.

Mia moglie ha avuto una vita costellata da grandi lutti. Il primo a nove anni quando le è morta la madre stroncata da un infarto mentre erano a tavola all'ora di pranzo.

Il padre continuò a prendersi cura di lei, solo che per il suo lavoro doveva allontanarsi spesso da Palermo e trovò nella sorella della moglie Pierina, insegnante di Lettere della Scuola Media Inferiore, un aiuto ed un supporto preziosissimo.

G., mia moglie, viveva molto più tempo con la zia Pierina che con il padre. Questo unito alla notevole dolcezza di Pierina, al suo prendersi cura senza remore della nipote, cementò il loro rapporto.

Quando io conobbi G. eravamo al primo anno di Università, ci capitava spesso di trovare nel vasto anfiteatro della nostra prima aula universitaria posto nelle vicinanze. Incominciammo i primi timidi dialoghi. Un paio di mesi dopo la prime lezioni appresi che anche il padre era morto, anche lui per problemi al cuore.

G. allora aveva venti anni. Incominciammo a studiare insieme...all'inizio del secondo anno decidemmo di fidanzarci. Era il 16 Ottobre 1984.

Lo zio F., marito della zia Pierina si dimostrò capace di prendersi cura di lei come e più di un padre. E per me Pierina e F. hanno sempre rappresentato il padre putativo e la madre putativa di G., insomma la sua famiglia.

Poi gli studi lunghi e sofferti, il mio viaggio verso Modena il lavoro, il matrimonio una figlia.

E siamo ad oggi con Pierina in coma ed in condizioni sempre più disperate, F. affranto dal dolore di una vita vissuta in perfetta simbiosi con Pierina e costretto da un parkinson progressivo a non poter usare le mani, da una cataratta progressiva a non poter più leggere, e da problemi alla vescica a delle cure pesanti, mia moglie che va e che viene da Palermo sempre più dilaniata dal sentirsi sempre e comunque nel luogo sbagliato. A Palermo lontana dalla nostra amata Ada,che pur deve continuare ad andare a scuola, e da me, a Modena lontana da Pierina e F. che tanto hanno bisogno di lei visto che non hanno figli loro.

Io cerco in tutto questo di rendere la lontananza della mamma il meno pesante possibile per la piccola Ada e i giorni che trascorre a Modena il più rilassanti possibile per mia moglie.

Solo che non riesco ad essere ipocrita. Lei forse vorrebbe sentire da me una parola di conforto che possa darle speranza che la sua "mamma" torni ad aprire gli occhi e a riabbracciarla. E non ci riesco. Vorrei ma non ci riesco, perché so che il tempo di Pierina è compiuto. Ancora una volta una persona cara le è venuta meno da un giorno all'altro.

Così, stramaledettamente, sia.

Nessun commento: