17 maggio 2006

Diamogli fiducia!

Il governo è pronto ed ha giurato. E molti di noi, modesti cittadini, siamo pronti a concedergli la fiduca.

Non la tradite...e buon lavoro!

14 maggio 2006

Buon Lavoro Presidente Napolitano!

Giorgio Napolitano, da domani ufficialmente l'11° Presisente della Repubblica Italiana, avrà tante gatte da pelare.

I miei personali auguri non vogliono essere formali. Rappresentano la speranza per un'Italia che riesca a guardare al proprio futuro senza corruzioni, senza mafie e potentati.

Un'italia quindi veramente libera.

Buon lavoro Presidente Napolitano!

E’ ora che il calcio torni ad essere anche un gioco

Del mio amico Max (Salto Del Canale), condivido e ripubblico questo post sullo scandalo che si è abbattuto ultimamente sul mondo del calcio italiano.

Il gioco del calcio è sempre stato una metafora di vita, in Italia più che altrove. Non è un caso infatti che vi sia stato chi ha voluto introdurre il linguaggio calcistico direttamente nell’agone politico: non più candidati alle elezioni, ma persone che “scendono in campo”; non più simboli di partito, ma bandiere e striscioni; non più gruppi politici, ma “squadre avversarie”; non elettori, ma tifosi; non leader di coalizioni, ma “punte e mezze punte”; non differenze di voti, ma “gol di scarto”; e così via.

In realtà, parte della politica italiana ha strumentalizzato una giocosa passione ai fini di raccolta del consenso popolare, immiserendo profondamente non solo il linguaggio, ma anche i contenuti del confronto politico nazionale.

Adesso anche i più sprovveduti sanno che il calcio non è più un gioco, ma prevalentemente un enorme business dove poteri forti ed incontrollati condizionano i risultati delle partite, falsando beatamente qualsiasi minima regola sportiva. Ed è così che la metafora si è per così dire ribaltata, riflettendo nel gioco del calcio l’arroganza ed il senso di impunità di quella classe politica (di “destra” o “sinistra” poco importa) che ha fatto e può fare solo il male dell’Italia.

Esiste però un’Italia migliore, ed è fortunatamente rappresentata dalla maggioranza degli italiani. E’ ora che quest’Italia finalmente prevalga. E’ ora che il mondo del calcio torni ad essere un gioco. Ed è ora che la Politica riacquisisca quella indispensabile dose di serietà senza la quale non solo il calcio, ma qualsiasi altro settore economico e sociale è destinato a concentrare nella mani di pochi uomini senza scrupoli le sorti ed il destino del nostro Paese, e con i rivoltanti risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

01 maggio 2006

Pessime notizie Dall’Italia in questi giorni

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un contributo da parte di Manilo B.

Pessime notizie Dall’Italia in questi giorni. No, non è la politica, con i suoi balletti. Tutto sommato qualcosa è cambiato: solo poche settimane fa, le grame prospettive lasciavano presagire Silvio Berlusconi come Presidente della Repubblica ed un suo outsider alla presidenza del consiglio. Oppure viceversa, ma, invertito l’ordine, il prodotto non sarebbe cambiato. Nessuna illusione, sarà dura fronteggiare tutte le derive di cinque anni di mala tempora, però è stata spezzata la continuità. E questo è significativo.

L’arresto l’undici Aprile di Bernardo Provenzano, in concomitanza con la fine delle elezioni, lascia pensare; non è dietrologia, bensì memoria dei fatti italiani. Su questo comunque si possono fare considerazioni precise, perché troppo presto; aspetteremo. Il risvolto meramente negativo è la campagna mediatica che si è cucita attorno. Provenzano è diventato soltanto, o quasi, “don Binnu u tratturi”; non è soltanto una questione formale: in questi toni emerge il modo folcloristico d’intendere la mafia. L’idea del mafioso con coppola e lupara a corredo è tramontata da tempo, a mostrarcelo e dimostrarcelo ci sono stati delitti eccellenti, indagini, migliaia di pagine scritte a fronte di inchieste approfondite. Ci vogliono far vedere solo una delle tre teste del mostro. Perché la delinquenza organizzata di cui parliamo, non è “semplice” mafia, ma è Cosa Nostra, con i suoi traffici internazionali di stupefacenti, armi e riciclaggio di denaro sporco. Dubito che l’oligarchia azionaria di Cosa Nostra abbia a che fare con fattorie rurali, cicoria e “pizzini”. E’ impensabile inoltre che i legami con la politica locale, nazionale ed internazionale venga gestita da boss semi-analfabeti. E’ in corso una restaurazione del patrimonio informativo acquisito.

Le inquadrature in primo piano di ricotte, le interviste - definiamole così – ai corleonesi ultraottatenni per sentirsi dire “Provenzano? E’ una brava persona”, l’esposizione del corollario lessicale mafioso, rifanno il verso a certi film. La realtà sembra mutuare dalle pellicole gli spunti, per vendere mediaticamente questa visione; ma è informazione fasulla.

A raccontarci la “storia dell’orso” non sono i soliti giornalisti, immuni al passaggio dall’una all’altra repubblica; non solo. Ci sono gli addetti al settore, con i loro gesti di giubilo, a spendere parole su parole per spiegarci la psicologia del boss. Questa è la mafia che ho sentito raccontare ad Pietro Grasso, che con sicurezza asseriva “Provenzano non parlerà, vedrete”. Continuo a sentirmi dire “dobbiamo accontentarci”; ci pensate però cos’era l’antimafia di Borsellino e Falcone? E quella possibile, e osteggiata, di Caselli?

Dobbiamo accontentarci? Ci facciano vedere prima le altre tre teste del mostro.