Non penso che il possesso di un blog faccia diventare automaticamente
notisti politico-economici né che un blog come questo debba per forza
dire la sua su qualunque cosa passi per la testa al suo curatore. Né
tanto meno proporre idee per la salvezza dell’umanità. Quindi se
qualcuno pensa che gli
Eugenio Scalfari gli
Ezio Mauro e i
Belpietro
(tanto per citare tre contemporanei) possano nascere (per fortuna o per
sfortuna a seconda dei casi e dei punti di vista) una sola volta in un
secolo possono tranquillamente astenersi dal leggere questo post.
Fatta questa doverosa premessa ed incassati i risultati elettorali, a
meno dei ballottaggi in qualche elezione di sindaco, mi permetto di
osservare che l’Italia e tutto l’occidente sono interessati da un virus.
Questo virus se da un lato ha intaccato e distrutto meritoriamente le
ideologie politiche dall’altra ha fatto alzare di molto la febbre del
paziente
occidente senza che questi fosse in grado di produrre anticorpi specifici o se ne ha prodotti si sono rivelati del tutto inefficaci.
Le ideologie erano delle sovrastrutture che non ci permettevano di
essere dei liberi pensatori di confrontarci in modo civile, creavano
steccati, recinti e dentro quelli chi era con noi rappresentava il c
ompagno, l’
amico il
camerata chi era al di fuori era il
nemico da abbattere a tutti i costi.
Alcuni partiti si erano rifatti direttamente al
supremo (teologico o materiale) e a lui direttamente rispondevano i capi di quei partiti e delle chiese che facevano da tramite tra il
supremo ed il
terreno.
Oggi dopo il comunismo è in crisi anche il capitalismo come era
logico attendersi da un’economia la cui crescita sembrava non conoscere
la parola
fine nonostante fosse evidente che le risorse
energetiche tradizionali dalla rivoluzione industriale ad oggi (carbone,
petrolio, nucleare) non fossero infinite.
Il capitalismo ha permesso ad ampi strati della popolazione
occidentale di poter accedere ai beni di consumo e di condurre una vita
di consumatori mediamente agiata e di farlo per tanto tempo rispetto al
passato prolungando la vita media degli individui e facendoli stare
meglio in salute. Affamando letteralmente, in questo modo, il resto del
mondo. Costruendo in tal modo le sue fondamenta sulla mancanza di un’
etica globale.
I paesi in via di sviluppo hanno scoperto negli ultimi decenni che si
può vivere meglio, si può mangiar meglio, che consumare è bello e buono
e… provate a dargli torto!
Ci sono le evidenze che questo sia l’inizio della fine della nostra
civiltà, perché le risorse della biosfera non bastano a trasformare
tutti gli abitanti del pianeta Terra (e forse nemmeno tutti quelli della
sola Cina) in consumatori all’occidentale.
In Italia, in Europa e in tutto l’Occidente messo in cantina il comunismo (che in verità nella versione italica era solo una
comunione nel consumo un
cerchiamo di far stare bene anche chi non è ricco) sta entrando in crisi il capitalismo (nella versione moderna di oligarchie economiche bancario-finanziarie).
La crisi politica italiana è un esempio ed una conseguenza della
crisi di questo tipo di capitalismo in cui i soldi, gli affari, la
crescita del PIL ha la prevalenza su tutto e sull’altare del PIL si è
disposti a sacrificare tutto ed a corrompere qualsiasi cosa (giudici,
ambiente, coscienze).
Quel virus di cui si parlava prima ha un antidoto da inoculare direttamente nelle nostre coscienze e si chiama
etica del prossimo, la cui base è nel messaggio proto-cristiano “
ama il prossimo tuo come te stesso” con tutte le sue implicazioni sociologiche, economiche, politiche ed ecologiche.
Una politica economica mondiale che mettesse l’
etica del prossimo al centro del suo programma spogliandola prima da ogni valenza
religiosa e
teologica (che altrimenti ricadremmo in una teocrazia in cui il messaggio
giusto è incapsulato in un involucro
velenoso) sarebbe capace di salvare l’umanità da una catastrofe
imminente ma non
ineluttabile.
[L’argomento di questo post merita alcune precisazioni ed
integrazioni che cercherò di fare scrivendo in un nuovo spazio dedicato
agli
approfondimenti di BlogOltre.it.]
Qui sotto la copertina dell’edizione internazionale di The Economist di questa settimana dedicata alla crisi alimentare mondiale: