Il gioco del calcio è sempre stato una metafora di vita, in Italia più che altrove. Non è un caso infatti che vi sia stato chi ha voluto introdurre il linguaggio calcistico direttamente nell’agone politico: non più candidati alle elezioni, ma persone che “scendono in campo”; non più simboli di partito, ma bandiere e striscioni; non più gruppi politici, ma “squadre avversarie”; non elettori, ma tifosi; non leader di coalizioni, ma “punte e mezze punte”; non differenze di voti, ma “gol di scarto”; e così via.
In realtà, parte della politica italiana ha strumentalizzato una giocosa passione ai fini di raccolta del consenso popolare, immiserendo profondamente non solo il linguaggio, ma anche i contenuti del confronto politico nazionale.
Adesso anche i più sprovveduti sanno che il calcio non è più un gioco, ma prevalentemente un enorme business dove poteri forti ed incontrollati condizionano i risultati delle partite, falsando beatamente qualsiasi minima regola sportiva. Ed è così che la metafora si è per così dire ribaltata, riflettendo nel gioco del calcio l’arroganza ed il senso di impunità di quella classe politica (di “destra” o “sinistra” poco importa) che ha fatto e può fare solo il male dell’Italia.
Esiste però un’Italia migliore, ed è fortunatamente rappresentata dalla maggioranza degli italiani. E’ ora che quest’Italia finalmente prevalga. E’ ora che il mondo del calcio torni ad essere un gioco. Ed è ora che la Politica riacquisisca quella indispensabile dose di serietà senza la quale non solo il calcio, ma qualsiasi altro settore economico e sociale è destinato a concentrare nella mani di pochi uomini senza scrupoli le sorti ed il destino del nostro Paese, e con i rivoltanti risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
14 maggio 2006
E’ ora che il calcio torni ad essere anche un gioco
Del mio amico Max (Salto Del Canale), condivido e ripubblico questo post sullo scandalo che si è abbattuto ultimamente sul mondo del calcio italiano.
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