28 aprile 2008

In un ricordo il senso delle cose

Un anno da quel brutto giorno di fine aprile. Mi ero ripromesso in quelle drammatiche ore di scrivere del calvario di mio fratello. Non ci sono ancora riuscito, né in questo momento so dire se ci riuscirò in futuro e se poi la cosa avrebbe una sua utilità. Credo che ogni persona di fronte alle scelte cruciali della propria vita sia sola e per quanto possa chiedere aiuto e consiglio non può superare la solitudine tranne a delegare le proprie scelte. Manilo ha scelto e non ha delegato e non mi sento di dire in coscienza che una scelta diversa avrebbe avuto un'esito diverso. E penso che solo delle supposizioni possono essere fatte al riguardo.
Mi piace invece oggi ricordare Manilo come un anelito alla vita ed alla speranza e non come un'iscrizione funeraria. E con i suoi figli, e Ada e nostra madre. E la sua compagna.
Nonna Adele e Nicolò
Nonna e Nipotino (Nicolò)
Nipotine e Nonna
Nonna e Nipotine (alla sua destra Lidia alla sua sinistra Ada)
Automa; agisco, interagisco, muovo gli arti, avanzo e produco. Il corpo è coordinato dalla mente razionale che lo muove e lo gestisce, secondo programma. Alieno, io, abito altrove; in quella parte immaginaria costruita lungo l'argine degli anni. Eventi, persone, luoghi e situazioni; tutto succede ha una logica irrazionale e avanza in una lenta e imprecisa costruzione. Così mi si vede, ma è come leggermi addosso il cartellino "torno subito", nel mio evanescente senso del tempo. Vivo meglio lì; o, meglio, vivo lì; nel connubio di parole sparse private d'oblio che riecheggiano ai bordi di ogni tempio. Ricordi, persone; ma più spesso intavolo scambi e ricami d'alterchi; imbastisco poi coinvolgenti sfide con figure approssimate e sfuggevoli nell'animo. Immagini d'acqua concentriche, parole sibilline, sculture d'aria, luci che immaginano colori; perso tra i fraseggi, a volte sento il richiamo del reale - che strano luogo inimmaginabile - che insiste nel fare fastidioso di zanzara.
La porta è aperta, a chi intende.

Manilo Busalacchi
(da Presti siamo nella pioggia)