20 aprile 2008

L'etica del prossimo

Etica del prossimo
Non penso che il possesso di un blog faccia diventare automaticamente notisti politico-economici né che un blog come questo debba per forza dire la sua su qualunque cosa passi per la testa al suo curatore. Né tanto meno proporre idee per la salvezza dell’umanità. Quindi se qualcuno pensa che gli Eugenio Scalfari gli Ezio Mauro e i Belpietro (tanto per citare tre contemporanei) possano nascere (per fortuna o per sfortuna a seconda dei casi e dei punti di vista) una sola volta in un secolo possono tranquillamente astenersi dal leggere questo post.
Fatta questa doverosa premessa ed incassati i risultati elettorali, a meno dei ballottaggi in qualche elezione di sindaco, mi permetto di osservare che l’Italia e tutto l’occidente sono interessati da un virus. Questo virus se da un lato ha intaccato e distrutto meritoriamente le ideologie politiche dall’altra ha fatto alzare di molto la febbre del paziente occidente senza che questi fosse in grado di produrre anticorpi specifici o se ne ha prodotti si sono rivelati del tutto inefficaci.
Le ideologie erano delle sovrastrutture che non ci permettevano di essere dei liberi pensatori di confrontarci in modo civile, creavano steccati, recinti e dentro quelli chi era con noi rappresentava il compagno, l’amico il camerata chi era al di fuori era il nemico da abbattere a tutti i costi.
Alcuni partiti si erano rifatti direttamente al supremo (teologico o materiale) e a lui direttamente rispondevano i capi di quei partiti e delle chiese che facevano da tramite tra il supremo ed il terreno.
Oggi dopo il comunismo è in crisi anche il capitalismo come era logico attendersi da un’economia la cui crescita sembrava non conoscere la parola fine nonostante fosse evidente che le risorse energetiche tradizionali dalla rivoluzione industriale ad oggi (carbone, petrolio, nucleare) non fossero infinite.
Il capitalismo ha permesso ad ampi strati della popolazione occidentale di poter accedere ai beni di consumo e di condurre una vita di consumatori mediamente agiata e di farlo per tanto tempo rispetto al passato prolungando la vita media degli individui e facendoli stare meglio in salute. Affamando letteralmente, in questo modo, il resto del mondo. Costruendo in tal modo le sue fondamenta sulla mancanza di un’etica globale.
I paesi in via di sviluppo hanno scoperto negli ultimi decenni che si può vivere meglio, si può mangiar meglio, che consumare è bello e buono e… provate a dargli torto!
Ci sono le evidenze che questo sia l’inizio della fine della nostra civiltà, perché le risorse della biosfera non bastano a trasformare tutti gli abitanti del pianeta Terra (e forse nemmeno tutti quelli della sola Cina) in consumatori all’occidentale.
In Italia, in Europa e in tutto l’Occidente messo in cantina il comunismo (che in verità nella versione italica era solo una comunione nel consumo un cerchiamo di far stare bene anche chi non è ricco) sta entrando in crisi il capitalismo (nella versione moderna di oligarchie economiche bancario-finanziarie).
La crisi politica italiana è un esempio ed una conseguenza della crisi di questo tipo di capitalismo in cui i soldi, gli affari, la crescita del PIL ha la prevalenza su tutto e sull’altare del PIL si è disposti a sacrificare tutto ed a corrompere qualsiasi cosa (giudici, ambiente, coscienze).
Quel virus di cui si parlava prima ha un antidoto da inoculare direttamente nelle nostre coscienze e si chiama etica del prossimo, la cui base è nel messaggio proto-cristiano “ama il prossimo tuo come te stesso” con tutte le sue implicazioni sociologiche, economiche, politiche ed ecologiche.
Una politica economica mondiale che mettesse l’etica del prossimo al centro del suo programma spogliandola prima da ogni valenza religiosa e teologica (che altrimenti ricadremmo in una teocrazia in cui il messaggio giusto è incapsulato in un involucro velenoso) sarebbe capace di salvare l’umanità da una catastrofe imminente ma non ineluttabile.
[L’argomento di questo post merita alcune precisazioni ed integrazioni che cercherò di fare scrivendo in un nuovo spazio dedicato agli approfondimenti di BlogOltre.it.]
Qui sotto la copertina dell’edizione internazionale di The Economist di questa settimana dedicata alla crisi alimentare mondiale:
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