Silenzi d’ovatta,
panni colati
di parole brunite.
Voli e remore,
franti sui bastioni
di castelli remoti.
Destini distratti,
evasi ricami
cenni del caso.
Spazi riversi
parvenze d’infinito;
argini sciorinati d’impeto
nei circoli di sordide urla.
Fuga del corpo
nella mente
in viaggi sognati
nell’alieno moto del fare.
di Manilo
Sono versi di mio fratello. Un poeta che non si prende molto sul serio ma quando scrive lo fa con l'anima cercando parole desuete e fraseggi inconsueti. Non è una ricerca fine a se stessa o di maniera. Scrive quello che sente e sente è quello che scrive. Non è da tutti.
1 commento:
Tra i versi qua sopra e la foto del poeta pubblicata c'è una incoerenza: a che serve quella linguaccia se c'è un pubblico che guarda e legge? Hai sbagliato tu Pietro a pubblicare la foto di tuo fratello o è stato Manilo a fregarsene di chi guarda?
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