04 settembre 2005

Palermo è una cipolla*

Esiste una falsa prospettiva che riguarda gli abitanti dell'isola che sono andati a cercare fortuna altrove. Si pensa sempre: ma quanto sono in gamba, questi Isolani; in qualsiasi capo si cimentino riescono ad avere sempre successo. Nel cinema nell'arte, nella moda, nella letteratura. L'errore di prospettiva consite nel pensare che questi geni emigranti siano una quota rappresentatitva di tutti gli abitanti dell'isola. Ma non è così, e per rendersene conto basta osservare la dinamica storica ricorrente che prevede periodiche migrazioni della migliore gioventù dell'Isola. Dalla sconfitta di Ducezio, alla cacciata degli ebrei, al fallimento delle lotte contadine, fino al recente brusco risveglio dal sogno dell'indistrializzazione: a ogni momento di crisi il sistema prevede che si riesca a rovare una ricollocazione sociale e lavporativa solo per chi è disposto a sottomettersi. Per gli altri, per quelli più restii a piegare la testa, di lavoro non se ne trova più. Per le teste calde l'unica risorsa possibile è l'emigrazione. Perciò gli isolani della diaspora appaiono così brillanti. Perché c'è stata una selezione a monte. Storicamente, a essere costretti a fuggire sono stati sempre i migliori. Non deve sorprendere, appurato questo, che la Città non riesca mai a schiodarsi dal sottosviluppo.
Altri brani tratti dal libro* di Roberto Alajmo in Extrablog.

*Roberto Alajmo, Palermo è una cipolla, Editori Laterza, pagg. 125 - Euro 9,00

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