05 marzo 2006

L'Opinione Pubblica Araba

Lia di Haramlik propone una lettura dei fatti legati alla pubblicazione delle vignette sul Profeta da parte di una rivista danese leggermente diversa da come i media italiani ce la propinano da settimane.

Val la pena di leggerle quelle parole. Poi ognuno la pensi come vuole.

Qui di seguito se ne riporta un ampio estratto.

A. L'opinione pubblica araba (OPA): si rivolge direttamente ai danesi e ai giornali, anche attraverso internet per mezzo di blogger e navigatori della rete. Diffonde un appello che raccoglie 28.000 firme e che:
1. Premette che la situazione internazionale è pessima, la gente è disperata ed è necessario proporre valori di pace, anziché di contrapposizione.
2. Si appellano al Codice di Condotta della Federazione Internazionale della Stampa e alla Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. Non al Corano o a esotiche norme loro. A norme e principi internazionali comunemente condivisi e raccolti anche nelle nostre normative e codici di autodisciplina.
3. Fanno presente ripetutamente che ciò che gli preme tutelare attraverso il rispetto per il Profeta, specie in questo momento storico, sono i valori di base di tutte le civiltà (il non uccidere, il ricercare pace e giustizia etc) condivisi da tutte le religioni, e si richiamano esplicitamente a quella degli ebrei e a quella dei cristiani. Fanno un discorso di convivenza tra religioni. Parlano di "Profeti" sempre al plurale.

B. I giornalisti europei (GE): non gli rispondono; probabilmente, anzi, non leggono neanche l'appello, specie quelli italiani. Capiscono confusamente che c'è un giornale che vuole pubblicare una cosa e i musulmani non vogliono e, anziché cercare di capire cosa succede, si lanciano in difesa del giornaletto pubblicando vignette stupidissime e raccontando che i musulmani stanno minacciando, imponenendo le loro leggi, sfidando le nostre normative, imbavagliando la nostra libertà e via dicendo.
Quindi NON riferiscono l'appello dell'OPA ma ciò che loro credono che esso contenga.
Lo interpretano (o se lo sognano direttamente) e ci informano sulla base della loro interpretazione, non di ciò che è stato effettivamente chiesto: l'appello non viene mai pubblicato, benché si richiami esplicitamente alla loro etica professionale.

C. L'opinione pubblica europea (OPE): si beve immediatamente la versione dei fatti raccontata dai giornalisti (che in linea di massima non hanno capito né letto un cavolo) e ne ripete a pappagallo le parole d'ordine neo-fallaciane, con buona pace della "maggiore capacità di informazione libera dei blogger rispetto ai media." Analizza per settimane il punto di vista degli arabi senza leggerlo e tantomeno pubblicarlo, prendendolo dai giornali italiani e senza scomodarsi a leggere i siti, i blog e i giornali dei protagonisti delle loro pensose analisi.
Procede, quindi, a NEGARE ogni elemento di realtà che contraddica le sue teorie: "La situazione internazionale? Non c'entra". "Le leggi e i principi dello Stato laico? Loro, poverini, non li conoscono". "I valori che vengono difesi? Antiche superstizioni esotiche". "La convivenza tra le diverse religioni? Dobbiamo insegnarla agli arabi".

Risultato: ci lanciamo tutti in difesa del Sacro Diritto di Bestemmia senza avere capito un cazzo di ciò che ci era stato effettivamente chiesto.
Rimandiamo al mittente l'appello dei cittadini arabi senza manco leggerlo.
Nel mondo arabo si incazzano assai.
Noi ne rimaniamo meravigliatissimi.
I pacifici firmatari di appelli e petizioni rimangono senza interlocutori e senza burro danese.
I meno pacifici dicono: "Visto? Non vi hanno manco calcolato!" e si mettono a bruciare ambasciate.
Un centinaio di morti, forse di più.
Un disastro.
[...] A me pare che questa vicenda esprima la nostra autistica insipienza come poche altre.
E consiglio di coltivare
l'arte della vergogna, ogni tanto, oltre al diritto a una presunta libertà da fessi.

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