L'ultima frase è quella che fa più paura, ma è una domanda che dobbiamo porci e che si si deve porre soprattutto chi ha votato (in buona fede) per il "Polo delle libertà" l'anno scorso. Magari partendo dalla lettura di questo lucido atto d'accusa di Giorgio Bocca.Berlusconi è sicuramente un fenomeno italiano, ma è anche il segnale di una degenerazione democratica che attraversa, in vari modi, tutto il mondo occidentale: dall'America di Bush e dello scandalo Enron, alla Francia del caso Le Pen, all'Inghilterra di Blair, all'Austria di Haider fino alla libertaria Olanda della meteora Fortuyn.
Berlusconi è il sintomo di una malattia mondiale che si può individuare, in buona parte, nel dominio assoluto del denaro sulla politica e in un liberismo sfrenato. Governare esclusivamente per i propri interessi e non per l'interesse generale, l'uso sistematico della menzogna, la demonizzazione degli avversari, lo screditamento di tutte le istituzioni e dei poteri autonomi, la furia di produrre a ogni costo nuove leggi che eliminano le tracce del sistema precedente: sono tutti segni che rappresentano la declinazione italiana di una generale anomalia, in una fase cruciale delle democrazie occidentali. Ma, oltre a questo, riemergono i tratti più specifici di una continuità italiana dura a morire: la ripresa della corruzione e della mafia, l'abbandono del Sud, lo scempio del territorio, le tante piccole forme di cesarismo che forse segnano l'alba di un nuovo regime.
02 ottobre 2002
Piccolo Cesare
«Piccolo Cesare» di Giorgio Bocca è un libro appassionato, di un giornalista ottantaduenne che ne ha viste tante in tutta la sua vita professionale e non ma che è capace ancora di sdegnarsi di fronte al nostro «Piccolo Cesare» Berlusconi. Forse non avrebbe mai pensato che per motivi di "opportunità" sarebbe stato meglio pubblicare un suo libro non con la solita Mondadori (proprietà di Berlusconi)ma con la Feltrinelli. Nella quarta di copertina scrive una perfetta sintesi dei contenuti del libro: