21 settembre 2002

Si è pentito Nino Giuffré

Si sarebbe pentito Nino Giuffè, che io giornali indicano come il numero 2 di cosa nostra. Il capomafia di Caccamo, in provincia di Palermo, e braccio destro di Bernardo Provenzano collabora da due mesi con i magistrati della DDA di Palermo. Una delle conseguenze è che sarebbe stato sventato un piano per uccidere Giuseppe Lumia, ex-presidente della commissione antimafia. Angelo Mastrandea ne "Il Manifesto" di oggi intervista Lumia. Vediamone un estratto.
Come ha reagito alla notizia che la mafia voleva ucciderla?

Con serenità e determinazione. La politica deve dare un esempio. Da uomo di sinistra nella lotta alla mafia devo dare il meglio di me stesso.

Per alcuni anni in Italia non si è quasi più parlato di mafia. Poi improvvisamente scopriamo che essa è viva e vegeta quanto e forse più di prima. Cosa è accaduto in tutto questo tempo?

La mafia si è riorganizzata, preferiva puntare di più sugli appalti, sul racket, sul riciclaggio e sulla dimensione collusiva con la politica e con l'economia. Si è fatto non solo l'errore di sottovalutare questa presenza mafiosa, ma si è anche pensato che esista una mafia buona, rappresentata da Provenzano, contro quella cattiva. Quando trova un ostacolo, Provenzano preferisce aggirarlo, minacciarlo o comprometterlo, quando questo invece non si lascia intimidire facilmente, allora anche lui decide di passare all'attacco. 
Giuffrè ha rivelato che "Tutto era pronto ma poi con Provenzano abbiamo cercato di valutare il danno che avrebbe portato questo omicidio e ci siamo fermati". Meno male...