18 settembre 2002

Sofri in carcere

Adriano Sofri ha scritto su "la Repubblica" un articolo sulla situazione delle carceri in Italia e sulle proteste che qua e là vengono messe in atto. Vediamo alcuni numeri sulla tipologia dei detenuti: dei 57000 detenuti il 47% è in attesa di giudizio e i tossico-dipendenti sono 15000, gli stranieri 17000, mentre il 45% dei detenuti sono originari di Campania, Sicilia, Puglia e Calabria. Riporto alcuni brani del suddetto articolo di Adriano Sofri, ovviamente è una testimonianza dal di dentro, visto che, come è risaputo, lo stato italiano ha perso le le chiavi della cella di Sofri.

Da sette giorni si fa lo sciopero del carrello, cioè del vitto, pane compreso, che viene distribuito  con un carrello, donde la dizione. Non è un digiuno, perché si consuma il cibo comprato in carcere o portato dai familiari. Ammesso che si abbiano famigliari o euro. Gli stranieri, e molti italiani, non ne hanno.
Dunque lo sciopero del vitto, anticamera dello sciopero della fame gli equivale già per molti. Bisogna che chi non ha ammetta di non avere - spesso se ne vergogna -, per orgoglio. Bisogna che chi non vuole partecipare lo faccia senza subire ressioni.(...)
Ora ci mettiamo in cerchio, e parliamo di come continuare nella protesta indetta da Rebibbia e altre carceri maggiori. Poiché non si tratta né di una vertenza sindacale, che supponga una trattativa, né di una spallata, che ammetta un  oltranzismo, ma di dare durata e calma a una testimonianza, si decide di passare a una settimana di sciopero dell'aria.
L'espressione è appropriata, fa immaginare una gente che boccheggia, una specie di apnea fisica e spirituale. Non si esce all'aria, né piccola né grande per una settimana.Non si vada a camminare su e giù come le pantere spelate allo zoo, né ad appoggiarsi al muro con gli occhi chiusi, né a giocare a pallone, né a star seduti a guardare il cielo sopra di noi.
Sacrificio da poco, direte be', provateci. La galera è appunto un luogo estremo, dal quale sono abolite le cose di mezzo che fanno la vera vita, quelle di cui neanche ci si accorge più. In galera tutto è nulla, perché si è animali incattiviti e mutilati di tutto, e però i dettagli minimi si prendono un peso enorme.
Intanto sono saliti a 95 i penitenziari che aderiscono alla protesta pacifica organizzata dai detenuti per ottenere migliori condizioni di vita, sanitaria e di prospettive. E i sindacati del settore penitenziario hanno scritto una lettera aperta al ministro Castelli: «Se ha prove incontrovertibili a sostegno delle sue dichiarazioni  "la sinistra soffia sul fuoco del disagio carcerario"), ne dia pubblicazione. In caso contrario, misuri i toni delle sue affermazioni, che rischiano di mettere in serio pericolo la sicurezza del sistema e degli operatori che nel sistema lavorano con sacrificio.»
Chiudiamo con le parole di Sofri: «Ben venga, chiunque, a mettere il cappello su questa feccia vilipesa. Ben fosse venuta, la grande manifestazione di San Giovanni, a metterci su un berrettino caldo.»