Ieri durante l'omelia alla messa pro eligendo Romano pontefice ha detto:
Dobbiamo essere animati da una santa inquietudine: l'inquietudine di portare a tutti il dono della fede, dell'amicizia con Cristo. In verità, l'amore, l'amicizia di Dio ci è stata data perché arrivi anche agli altri. Abbiamo ricevuto la fede per donarla ad altri - siamo sacerdoti per servire altri. E dobbiamo portare un frutto che rimanga. Tutti gli uomini vogliono lasciarla una traccia che rimanga. Ma che cosa rimane? Il denaro no. Anche gli edifici non rimangono; i libri nemmeno. Dopo un certo tempo, più o meno lungo tutte queste cose scompaiono. L'unica cosa, che rimane in eterno, è l'anima umana, l'uomo creato da Dio per l'eternità.Potrà questo papa venire incontro alle istanze che vengono dai versanti più progressisti della teologia cattolica? Ho paura di no. Per quello dovremo aspettare il prossimo papa. Benedetto XVI cercherà di barcamenarsi all'ombra del pontificato di Giovanni Paolo II cercando, dall'alto dei suoi 78 anni suonati, di non farlo rimpiangere troppo.
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