24 aprile 2005

Chi crede non è mai solo!

Benedetto XVI, durante la odierna messa d'insediamento, ha detto che il credente non è mai solo
."Quanto ci siamo sentiti abbandonati dopo la dipartita di Giovanni Paolo II! Il Papa che per ben 26 anni è stato nostro pastore e guida nel cammino attraverso questo tempo. Egli varcava la soglia verso l'altra vita - entrando nel mistero di Dio. Ma non compiva questo passo da solo."
E' un messaggio di speranza. E mi piacerebbe riuscire a trovare in questa speranza qualcosa in cui veramente credere. Però la fede, come dice l'insegnamento cattolico, è un dono. A me certe vole sembra più una condanna.
"In questo momento, io debole servitore di Dio devo assumere questo compito inaudito, che realmente supera ogni capacità umana. Come posso fare questo? Come sarò in grado di farlo?".
Gli faccio i miei migliori e più sentiti auguri. Lo Spirito Santo lo illumini e lo guidi ad un governo di una Chiesa che LIBERA e non CONSERVA.

6 commenti:

Manilo ha detto...

Io, che non credo, avverto la sensazione dell'inaridimento dello scenario. Quella disarmonia che sgretola la portanza delle certezze. Avviene sovente, e tanto più quando si pensa con l'inclinazione dei bilanci. L'inizio è quel passaggio che ci vede crescere, il primo accento cade appena nelle sillabe dei verbi coniugati al futuro. Quando il presente non è fine a se stesso, ma tassello di sperate determinazioni future. Tra l'incoscienza animale, e l'atterrante raziocinio umano, c'è un ambiente possibile che non richiede imposte condivisioni e in cui, quindi, non alberga alcuna solitudine. Ritengo sia la filosofia del gerundio; e non è un caso, perchè la filosofia è un boomerang che proietta la sua traiettoria nell'infinito per eseguire una virata alle origini. La compagnia dei compromessi, i medium presunti di un possibile canale dall'alto, infondono dipendenza. Quella falange mirino del verbo, è un dito contro; sillogismo di scenari depressi da controllare. L'unica importanza nella discorsività di questo Papa, la vedo nel rifarsi all'intuizione di Wojtyla che vede al centro della società i giovani. Anzi, più che i giovani direi la fanciullezza; quel vivere senza porsi domande angolate. Quell'assaporare la vita e i colori, quel glissare sulle cadute rovinose. La via della semplicità, si direbbe. Ma come è complessa questa via; se s'attarda il passo a compiere il ritorno.
Manilo

Anonimo ha detto...

"Tra l'incoscienza animale, e l'atterrante raziocinio umano, c'è un ambiente possibile che non richiede imposte condivisioni e in cui, quindi, non alberga alcuna solitudine"

Profonda questa tua riflessione, Manilo, ma non è (se comprendo bene), quella che tu indichi, la fede nel proprio IO, nella sua moralità innata, nel suo saper discernere tra divisione e condivisione, tra materialismo e spirito materializzato, tra laicismo agnostico e razionalità che dubita, tra fisicità totalizzante e morte interiore, tra libero arbitrio e scelta consapevole...
Per me, l'ambiente possibile in cui abitare dove non alberghi la solitudine, oggi significa proprio questo: incontrare gli altri per incontrare se stesso.

Pietro B. ha detto...

"La compagnia dei compromessi, i medium presunti di un possibile canale dall'alto, infondono dipendenza"

La dipendenza dovremmo chiamarla bisogno. O vogliamo dire che si è dipendenti dal cibo, dall'aria o dal nostro stesso corpo? L'uomo nel momento in cui ha riconosciuto se stesso come altro, diverso, cosciente di se ha perso la sua spontaneità. Il senso del divino è connaturato con l'uomo perché noi fatti di vile materia ma coscienti non possiamo concepire di ritornare in uno stato in cui questa coscienza non c'è più. E si entra nel campo della fede.

Anonimo ha detto...

Interessante dibattito...

Pietro B. ha detto...

L'essenza della cristianità ossia del messaggio del Cristo è la LIBERAZIONE dalla schiavitù, dall'oppressione, dalla tirannia perché loro non entreranno mai nel regno dei cieli. Beati sono i poveri, gli affamti, i malati loro è il regno dei cieli, non dei ricchi, non dei prepotenti! E questo messaggio che ha permesso al cristianesimo di dffondersi rapidamente, insieme al comandamneto dell'amore "Amatevi l'un l'altro come Dio ama voi". E sono parole rivoluzionarie che hanno scardinato il potere dell'epoca. Poi la Chiesa è divenuta essa stessa potere perdendo la primitiva spinta verso i più deboli. E quanti errori si sono fatti in nome di Dio quante nefandezze. Eppure il messaggio del cristo è lì, pronto a riprendere tutto l'originiario senso. Adesso tocca a Benedetto XVI, io penso che non cambierà molto. Non è questo il papa che potrà avere la forza di cambiare veramente.

Manilo ha detto...

Medium è il papa, come interprete privilegiato del percorso della fede. Medium è anche la fede, come ambito del contatto con il divino. Ma medium è, principalmente, il divino, se ad esso dimandiamo l'ansia dell'essere umani. L'inconsapevole legiadria del pensiero fanciullesco ci mette al centro dell'universo; perchè non serve un ambito, ed il tempo lì.