26 aprile 2005

Nascerò, e ci sarò; vedrete

Nascerò, e ci sarò; vedrete. Non so in quale città mi coglierà la notizia, assorto tra alcuni passi, forse; assopito, oppure al semaforo dell’attraversamento. Parlerò tra me quel giorno, lo sento, e mi avvicinerò a passi lenti dopo aver letto il messaggio. L’inizio oramai è quello, a volte un rigo sospeso, altre un trillo tra le mani e la punta d’antenna di un cellulare. Sarò tenue e paterno, mi dirigerò all’incontro all’insaputa degli annali e dei registri d’anagrafe. Bisogna porre un punto e andare a capo, dialogare in fraseggi corti ed aspettare, bisogna disseminare accenti tonici e gravi tra virgole e spazi.Non c’è niente e non c’è altro, scorre tutto inutile e tutto è l’uno negato all’altro. Tra spazi antistanti sfrecciano figure vanesie, e senza attenzione mi fermo articolando parole instabili. Sognare, è questo che vorrei, ma oggi non m’è dato e devo calarmi in questa stolta via. Non penso, non avverto, sono l’uno perché avverto l’altro. Insana passione ti cerco e non vorrei divagare, sono l’altro che tende all’uno attraverso il vuoto che sottende.

di Manilo

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