Non avere un cellulare non è una scelta politica, ma il desiderio di vivere in modo più comodo e sano. Preferisco usare i soldi per i dischi, per andare a cena fuori con gli amici o per bermi una bottiglia di ottimo vino. Vivo tra Parigi e Le Mans e non ho tempo di ricevere telefonate inopportune.Nell'Internazionale uscito oggi in edicola è riportato l'articolo di Dominique Frétard, da Le Monde 2 in cui si da la parola a chi "è impermeabile alla pressione sociale e rifiuta di piegarsi al diktat del progresso".
Vivere senza il cellulare significa non accettare di essere chiamati con un fischio come si fa con il proprio cane. Vuol dire anche non accettare di vivere tutto in "tempo reale". Un'illusione analizzata dal filosofo Paul Virilio: "La velocità è violenza. Tende a trasformarci in schiavi dello spazi-tempo. Il telefonino ne è il riflesso speso caricaturale. Ci servirebbe un'economia politica della velocità, o quel che chiamo 'dromologia', neologismo che s'ispira al greco e che significa logica della corsa. Una scienza che s'interessa ai danni provocati dall'accelerazione". Paul Virilio vive senza cellulare.Il mio personale rapporto con i cellulari è iniziato nell'Agosto del 1996 quando poco prima di prendere l'aereo che mi avrebbe portato da Bologna a Palermo per convolare a giuste nozze ne acquistai uno.
Da allora la mia vita è sostanzialmente cambiata e non solo per il matrimonio! L'uso del cellulare,la ricerca del modello più avanzato, della tariffa più vantaggiosa e del modo per ottenerla mi hanno molto coinvolto ed interessato.
Ho comprato e rivenduto decine e decine di cellulari. Ho cambiato varie volte numero di reperibilità. Ed anche adesso ne porto sempre un paio con me.
Per cui non mi pongo nemmeno il problema se sia di moda o meno dire che non se ne ha uno (e magari poi lo si chiede in prestito), lui mi ha conquistato e ne sono perdutamente succube.
Poi il fatto di avere amici e parerenti dei miei primi trentuno anni lontani questa, ma si dai, è solo una scusa.
Nessun commento:
Posta un commento