17 maggio 2005

Il Teorema di Crichton e l'agonia della Terra

Michael Crichton presentando giorni fa al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano il suo nuovo romanzo "Stato di Paura" (Gazanti, pagg. 687, euro 18,60). Nel suo intervento (publicato su la Repubblica del 10 Maggio) arricchito da molti grafici ha sostenuto (detto in estrema sintesi) che l'aumento della temperatura registrato nel secolo scorso è stato solo di sei decimi di grado contestando il fatto che la causa possa ricondursi all'azione umana per cui:
Se il sistema climatico è non lineare e caotico allora la sua evoluzione non può essere prevista, noi qui che ci stiamo a fare? Perché ci preoccupiamo cosa sarà di noi nel 2100?
Non possimao prevedere il futuro, ma possiamo conoscere il presente. Ogni ora, nel Terzo Mondo muoiono 200 persone. Un bambino rimane orfano a causa dell'AIDS ogni sette secondi. Ogni minuto muoiono cinquanta persone per malattie dovute alla mancanza di acqua potabile. Tutto questo non deve succedere per forza siamo noi a permetterlo.
Perché mai ignoriamo queste disgrazie dell'umanità e ci concentriamo su ciò che potrebbe accadere tra un secolo?
Pascal Acot storico della scienza e autore di "Storia del clima" (Donizelli) replica (su la Repubblica di oggi 17 maggio) all'intervento di Michael Crichton:
In verità, la sola questione davvero importante che oggi ci viene posta è quella delle vere cause del riscaldamento: sono "naturali" o "antropiche"? Ancora adesso gli esperti della Commissione intergovernativa sull'evoluzione del clina (Ipcc) non considerano dimostrata in modo inconfutabile l'origine umana del riscaldamento. Da questo punto di vista i rapporti che l'Ipcc ha inviato "all'attenzione di chi decide" sono riepiloghi spesso avventati e allarmistici che di strettamente scientifico hanno poco. [...] Tuttava, i climatologi sono concordi: conviene agire, senza attendere che gli esperti parlino in via ufficiale, e raccomandando l'applcazione del "principio di precauzione"
E' un bel dibattito, di cui qui ho dato solo alcuni spunti, che spero non serva solo a far vendere più copie dei libri dei rispettivi autori ma induca ad una riflessione seria sulle reali conseguenze delle attività antropiche nell'ecosistema. E poi lo dice anche il Pentagono, almeno secondo Jacopo Fo (da Olio di Colza, lUnità):
Se entro i prossimi dieci anni non impariamo a rispettare l'ambiente ci troverermo a un punto di non ritorno ed entro il 2050 il mondo sarà un posto invivibile.
Nel rapporto riservato del Pentagono, tenuto nascosto per quattro mesi e infine pubblicato dal settimanale britannico The Observer, si spiega che i cambiamenti climatici dei prossimi 20 anni potrebbero portare a una catastrofe planetaria con milioni di morti causati da guerre e disastri naturali.

Speriamo che il Pentagono si sbagli è indubbio però che va drasticamente diminuito l'uso dei combustibili fossili fosse solo perché ammorbano l'aria che respiriamo e l'acqua che beviamo, magari senza ricorrere al nucleare e riportando l'economia verso una necessaria sostenibilità ambientale.

E tutto questo in fretta...