Se il sistema climatico è non lineare e caotico allora la sua evoluzione non può essere prevista, noi qui che ci stiamo a fare? Perché ci preoccupiamo cosa sarà di noi nel 2100?Pascal Acot storico della scienza e autore di "Storia del clima" (Donizelli) replica (su la Repubblica di oggi 17 maggio) all'intervento di Michael Crichton:
Non possimao prevedere il futuro, ma possiamo conoscere il presente. Ogni ora, nel Terzo Mondo muoiono 200 persone. Un bambino rimane orfano a causa dell'AIDS ogni sette secondi. Ogni minuto muoiono cinquanta persone per malattie dovute alla mancanza di acqua potabile. Tutto questo non deve succedere per forza siamo noi a permetterlo.
Perché mai ignoriamo queste disgrazie dell'umanità e ci concentriamo su ciò che potrebbe accadere tra un secolo?
In verità, la sola questione davvero importante che oggi ci viene posta è quella delle vere cause del riscaldamento: sono "naturali" o "antropiche"? Ancora adesso gli esperti della Commissione intergovernativa sull'evoluzione del clina (Ipcc) non considerano dimostrata in modo inconfutabile l'origine umana del riscaldamento. Da questo punto di vista i rapporti che l'Ipcc ha inviato "all'attenzione di chi decide" sono riepiloghi spesso avventati e allarmistici che di strettamente scientifico hanno poco. [...] Tuttava, i climatologi sono concordi: conviene agire, senza attendere che gli esperti parlino in via ufficiale, e raccomandando l'applcazione del "principio di precauzione"E' un bel dibattito, di cui qui ho dato solo alcuni spunti, che spero non serva solo a far vendere più copie dei libri dei rispettivi autori ma induca ad una riflessione seria sulle reali conseguenze delle attività antropiche nell'ecosistema. E poi lo dice anche il Pentagono, almeno secondo Jacopo Fo (da Olio di Colza, lUnità):
Se entro i prossimi dieci anni non impariamo a rispettare l'ambiente ci troverermo a un punto di non ritorno ed entro il 2050 il mondo sarà un posto invivibile.
Nel rapporto riservato del Pentagono, tenuto nascosto per quattro mesi e infine pubblicato dal settimanale britannico The Observer, si spiega che i cambiamenti climatici dei prossimi 20 anni potrebbero portare a una catastrofe planetaria con milioni di morti causati da guerre e disastri naturali.
Speriamo che il Pentagono si sbagli è indubbio però che va drasticamente diminuito l'uso dei combustibili fossili fosse solo perché ammorbano l'aria che respiriamo e l'acqua che beviamo, magari senza ricorrere al nucleare e riportando l'economia verso una necessaria sostenibilità ambientale.
E tutto questo in fretta...