All’interno della basilica di San Pietro ad Acerra c’è una statua di marmo raffigurante una vergine, e da alcuni giorni sempre più abitanti della cittadina alle porte di Napoli sono convinti che la statua si muova.
Lo giurano in tanti, a cominciare da un gruppo di donne che qualche giorno fa ha notato un cambiamento nell’immagine della Vergine mentre stavano facendo le pulizie in chiesa. C’è chi dice che la statua abbia mosso le ginocchia, chi sostiene che il velo che copre la Madonna, anch’esso scolpito in marmo, abbia cambiato le pieghe. Quel che è certo è che sta diventando un fenomeno collettivo.
I fedeli gridano al miracolo e per dare forza alla loro convinzione scattano continuamente foto, soprattutto con i cellulari, in modo da poter documentare gli «spostamenti» della statua.
Don Antonio Riboldi, vescovo emerito di Acerra, al Mattino dichiara:
«In 27 anni che sono in questa città è la prima volta che sento una cosa del genere, e credo che vada valutata con il distacco che si deve avere dalle cose difficili di comprendere. Purtroppo c’è tanta sofferenza nel mondo, e la gente è sempre più propensa a voler vedere nelle cose un segno divino».
Fin qui ho citato il Corriere della Sera di oggi. Adesso seguono poche mie parole miste di ironia ed amarezza con (solita) domanda finale.
Cerchiamo qualcosa che ci garantisca che il trascendentale non è una invenzione della fantasia umana, che esiste veramente, che fa muovere le statue, piangere i quadri, lacrimare di sangue le icone.
Vogliamo, pretendiamo il miracolo. Preghiamo santi e sante, più o meno probabili, affinché questo avvenga. E le masse vedono veramente le statue muoversi, i quadri piangere e lacrimare sangue. E gridano "MIRACOLO, MIRACOLO!".
Lo vedono e soprattutto ci credono. Beati loro.
Li capisco, dopotutto deve pur esserci qualcosa che dia un senso alle cose. Altrimenti che senso avrebbe la vita?